La cultura è il software della nostra mente
Il nostro calendario 2025 inizia con questa interessante citazione:
La cultura è il software della nostra mente – Geert Hofstede
Riuscirò ad innescare uno shock culturale nella mente di chi leggerà questo articolo?
Ci provo con tre riflessioni.
In questi ultimi mesi insieme alla mia famiglia ci stiamo prendendo cura di mia nonna Mafalda, ricoverata in una RP per il progredire di una demenza senile che la porta a vivere in un mondo tutto suo, dove tutti giocano a carte contro di lei e il gioco non finisce mai…
Questa condizione umana di declino cognitivo mi fa riflettere:
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Quali carte le sono rimaste da giocare?
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Quali carte si è potuta permette nella sua vita?
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Quali carte potrò giocarmi io alla sua età?
Non esistono ricordi o passioni personali che riescono a disinnescare i suoi sospetti e le sue paure. Faccio sempre più fatica ad aprire la sua matrioska, in balia di rumori assordanti senza tregua. La sua gioventù solcata da stenti e sacrifici non le ha concesso tempo per distrarsi. Ogni giorno c’era una battaglia da combattere e come una profezia oggi la sua vita sembra presentarle il conto. Tutti gli sforzi fatti per garantirsi una salvezza sembrano inermi verso una memoria che non trova pace.
Primo innesco: quale cultura può salvare la nostra mente?
Coltivare una cultura significa far tesoro di idee, valori ed insegnamenti appresi durante il nostro cammino. Ci guida nella comunicazione verso gli altri e l’ambiente che ci circonda, ci indica cosa sia ritenuto giusto o sbagliato, ci ricorda cosa consideriamo importante e cosa non lo è. Ci aiuta a relazionarci od allontanarci da ciò che risulta estraneo. E porsi in ascolto può fare la differenza.
Secondo O’Sullivan (1997) la cultura può anche trasformarsi nella madre delle ineguaglianze, perché porta gli uomini a classificare ed allontanare ciò che è diverso. In un periodo storico in cui si preferisce affrontare le incertezze del futuro rafforzando la propria cultura d’appartenenza, aumenta il rischio di restare ingabbiati nelle proprie credenze e percorrere scorciatoie cognitive, definite euristiche (test positivo, bias di conferma, bias di desiderabilità).
Secondo innesco: quanto tempo dedichiamo al nostro futuro?
La citazione del mese salta fuori dalle dispense di un corso seguito durante gli studi all’Università.
1981, Culture and Organizations, International Studies of Management and Organization 10, 15-41.
Geert Hofstede, antropologo e psicologo olandese, è stato un ricercatore per lo sviluppo del personale della multinazionale IBM ed ideatore del modello interpretativo delle diversità culturali. Secondo questa sua teoria possiamo considerare la cultura di appartenenza come un programma applicativo della nostra mente che condiziona le nostre decisioni e le nostre relazioni. Quando ci sentiamo disorientati, spenti, rassegnati, può essere necessario mettere tutto in discussione e ripristinare il nostro software mentale.
Terzo innesco: cosa siamo disposti a cambiare della nostra cultura d’appartenenza?
Nel cap. 9 VERSO UNA CULTURA COMMERCIALE, spiego come l’ascolto può aiutarci a riconoscere un cambiamento in atto e rivedere i punti di riferimento del nostro vissuto. Peter Adler (1975) definisce uno shock culturale un evento psicologico che mette in discussione i punti di riferimento del nostro pensiero e ci aiuta a vivere un’altra esperienza di vita.
La sfida più grande per chi è cresciuto all’interno di un unico ambiente culturale, sarà quella di abbandonarlo, rinunciare a quanto si conosce già, fino ad uscire anche da se stessi per poi rientrarci con un orecchio diverso. Attraverso una cultura dell’ascolto possiamo rompere le catene delle nostre abitudini e riaccendere l’entusiasmo. E ASCOLTARE IL CLIENTE significa conoscere e comprendere il suo software mentale.
In conclusione, i tre inneschi ci ricordano che:
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saper ascoltare richiede un costante allenamento che può salvarci dall’oblio.
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ascolto, distrazioni e relazioni diventano asset d’investimento per generare futuro.
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accoglienza e condivisione di un cambiamento ci permettono di guardare lontano.
In questo articolo ci siamo soffermati sulle dinamiche della mente, ma il cuore gioca un altro ruolo importante per la nostra intelligenza ascoltante. Nei prossimi mesi cercheremo di approfondire anche queste connessioni.
Non mi resta che augurarvi buon ascolto!