
Dammi Signore un cuore che ascolta
Dammi Signore un cuore che ascolta.
Questa citazione proviene dal primo libro dei Re (1Re 3,3.5.7-12) e ci fa viaggiare nella storia, in un tempo che resta sospeso anche per le più moderne tecnologie oggi a disposizione. Seppur persistano diverse teorie sull’esistenza o meno della figura biblica di Salomone (1011 a.C. – 931 a.C. circa), il suo regno viene ricordato come un periodo di grande prosperità, pace e giustizia per il popolo d’Israele.
In ebraico cuore in ascolto si traduce lébh shoméá e la parola lébh (cuore) può significare saggezza, forza e tenerezza. Ma in una società che abusa di velocità ed informazioni, rischiamo di alienarci dai ritmi biologici dei nostri battiti. Secondo Edgar H. Schein (2014) possiamo porci in ascolto con il cuore attraverso una ricerca umile delle informazioni. Nel suo libro “L’arte di far domande. Quando ascoltare è meglio che tacere” prova a spiegarci come la nostra curiosità può condurci ad esplorare ciò che ci circonda ed entrare in una dimensione più personale.
DA DOVE SI PARTE?
I suoi spunti mi sono stati molto utili per concettualizzare il metodo 3P per la formulazione delle domande (link articolo blog). Quindi mi chiedo: in un mondo dove il nostro intelletto può essere facilmente messo in discussione dalla crescita delle intelligenze artificiali, cosa ci resta di più umano che ascoltare dal profondo del nostro cuore?
Questo genere di ascolto non ci sfugge, non si arresta e non può essere sostituito. Come nel mercato ci sarà sempre un prezzo più basso del nostro, anche sul lavoro ci sarà sempre un processo più veloce, un risultato più immediato fino a diventare situazioni per noi inaudite, estranee e non sostenibili a livello umano. Approfondendo l’argomento, nella Prima Lettera ai Corinzi (1 Cor 4,7) San Paolo si chiede:
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Chi dunque ti ha dato questo privilegio?
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Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?
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E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non l’avessi ricevuto?
Clicca qui per chi vuole approfondire.
ESERCIZIO
Se stai leggendo l’articolo, prendiamoci del tempo e riflettiamo su queste domande. La seconda domanda può aiutarci ad allenare un’intelligenza ascoltante sulle nostre connessioni personali tra mente e cuore. Ci porta a ripercorre le nostre esperienze, le nostre relazioni e l’ecosistema di scambi di cui facciamo parte. Praticare l’ascolto genera uno scambio che può essere misurato in silenzio, domande e riconoscimento ed ottenere rispetto, attenzione ed accettazione. Proviamo ad allenarci con il seguente esercizio:
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segniamoci le domande aperte che vogliamo usare per aprire una matrioska;
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appuntiamoci le informazioni più personali che riusciamo a raccogliere;
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dedichiamo tempo e spazio ad un ascolto spontaneo, senza seguire una direzione stabilita;
Nel cap. 4 UN’INTELLIGENZA ASCOLTANTE provo ad aiutare chi desidera cambiare punto di vista e punto di ascolto per stimolare un cambiamento partendo dal nostro cuore.
Non mi resta che augurarvi buon ascolto.