L’APPARATO ASCOLTANTE: ascoltatori si diventa
La lettura è uno dei viaggi più interessanti che ho fatto in questi ultimi anni. Ho scelto di esplorare le opere di tanti esperti impegnati a mappare un’anatomia dell’ascolto. Si tratta di un’ampia disciplina, che spazia su tanti fronti ed è in continuo divenire. In questo articolo, attraverso una mia sintesi, riporto dati, concetti e studi riguardanti il condizionamento che un apparato ascoltante può avere nella vita di tutti i giorni.
Una vita in ascolto
Per Tomatis (2013) non possiamo soffermarci solo all’orecchio, ma è opportuno adottare un approccio più sistemico, considerando il funzionamento simultaneo di alcuni organi dell’apparato digerente (labbra, bocca, volta del palato, lingua, denti) insieme a quelli dell’apparato respiratorio (cavità nasali, laringe, diaframma, polmoni, cassa toracica). Così facendo scopriremo che sin dal grembo materno, l’ascolto ci guida nel diventare essere umani, in particolare:
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intorno ai 2 mesi di gravidanza iniziamo a memorizzare suoni e rumori;
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intorno al 4,5 mese di gravidanza il nostro orecchio è operativo;
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intorno ad 1 anno di età iniziamo ad usare sia il codice analogico che quello analitico;
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intorno ai 1,5 anni iniziamo a capire che i sentimenti degli altri sono diversi dai nostri;
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intorno ai 2 anni iniziamo a provare empatia, usare la persuasione, aspettare senza piangere;
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intorno a 3 anni di età iniziamo a far spazio all’attenzione esecutiva;
Inoltre nei primi 3-4 anni di età inizia l’apprendimento emozionale e per Goleman (2013) questo periodo dell’infanzia può avere un impatto profondo sul nostro futuro. Oggi sappiamo quanto sia importante poter contare su un’intelligenza emotiva per gestire al meglio ruoli di responsabilità, sfide del mercato ed imprevisti della vita. E durante la ricerca di risposte riguardanti il nostro lavoro, le nostre ambizioni, la nostra esistenza, saper ascoltare può tornarci molto utile.
Si nasce uditori e si diventa ascoltatori
Il cambio di paradigma è proprio questo. Salvo impedimenti fisici, a prescindere dalle singole vicissitudini personali, tutti possiamo allenare le nostre capacità di ascolto. Castellazzi (2011) ci ricorda che se l’udire riguarda l’orecchio, ascoltare impegna il cuore. Studiare, praticare uno sport, parlare una lingua straniera, trasferirsi in un’altra città, cambiare lavoro, vivere una relazione di coppia, diventare genitore sono tutte esperienze ricche di vibrazioni in grado di stimolare il nostro ascolto.
Il nostro apparato ascoltante, se ben allenato, può arricchire di significati la nostra esistenza ed aprirci al cambiamento.
Ad esempio:
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può farci acquisire altri punti di vista;
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può aiutarci a ritrovare entusiasmo;
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può mostrarci nuove opportunità.
Parte tutto dall’aria e dalle vibrazioni che sollecitano la nostra pelle, le nostre ossa e il nostro cuore.
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